1235917_636416266383091_170312199_nGli effetti ed i benefici di medio-lungo periodo che il progetto “Scuola Ambulante di Agricoltura Sostenibile” può contribuire a produrre sul territorio:

1. Assicurare il recupero e la salvaguardia della agrobiodiversità attraverso una ripresa dell’attività agricola, oggi a rischio sia per il progressivo abbandono dell’agricoltura sia per la progressiva sostituzione delle varietà antiche con poche varietà moderne (sempre più spesso, brevettate), imposte dalle grandi industrie alimentari e chimico-sementiere. Anche l’agricoltura valtellinese è stata attraversata negli ultimi decenni dai processi di standardizzazione ed omologazione che hanno comportato una drastica riduzione dell’agrobiodiversità accompagnata dall’invecchiamento degli operatori e dal progressivo abbandono di quelle aree difficilmente meccanizzabili. Negli ultimi anni, però, complice la crisi economica, il mestiere dell’agricoltore ha ricominciato ad essere rivalutato in termini di dignità e di riconoscimento sociale. Tant’è che, anche la Valtellina, area storicamente interessata da un processo di emigrazione senza ritorno, oggi vive il fenomeno dei “ritornanti”, in particolare di giovani che, dopo esperienze di studio e di lavoro nelle aree metropolitane, rientrano per dedicarsi all’agricoltura, cercando di integrare saperi tradizionali e nuove informazioni e competenze. Il recupero e la salvaguardia dell’agro-biodiversità può essere ulteriormente garantita nel momento in cui costituisce un’opportunità di vita e di lavoro per le nuove generazioni. Recupero e salvaguardia assicurata dalla figura professionale del bio-agricoltore che sceglie di seguire la strada dell’agricoltura biodiversa, sostenibile, ecocompatibile, utilizzando tecniche di agricoltura biologica.


la rete valtellinese dei Coltivatori Custodi


2. Sviluppare e consolidare la rete esistente di “coltivatori custodiin modo da garantire la sostenibilità futura dell’attività di recupero e salvaguardia dell’agrobiodiversità del territorio. I “coltivatori custodi” sono coloro che provvedono alla conservazione delle varietà vegetali a rischio di estinzione attraverso la loro coltivazione. Oltre a farne crescere il numero, il progetto mira a promuovere la costituzione di una associazione dotata di uno statuto e di un codice etico riferito alle modalità di scambio ed utilizzo delle sementi. Un’associazione che:

  • diffonde l’informazione sui sistemi di coltivazione;

  • recupera, riproduce e condivide semi;

  • organizza incontri per lo scambio di sementi;

  • divulga e comunica la cultura della biodiversità;

  • promuove l’utilizzo delle materie prime e dei prodotti dell’agro biodiversità da parte delle strutture della ristorazione;

  • si attiva, anche grazie al contributo della Fondazione svizzera Pro Specie Rara, per l’ampliamento del repertorio dell’agro biodiversità alpina come strumento per il suo riconoscimento e tutela.


    i “coltivatori custodi” che collaborano con la Fondazione Pro Specie Rara


3. Sostenere e rafforzare il processo di crescita del tessuto associativo locale, promuovendo un modello di agricoltura relazionale e di territorio basato su una leva di neo-agricoltori il cui obiettivo non è unicamente produrre cibo in sé, ma produrlo in forme condivise, etiche e sostenibili. Una mutazione rispetto al modello dell’agricoltura standardizzata e omologata che si interfaccia con un mercato caratterizzato da principi di anomia e solitudine. Un’agricoltura relazionale che si interfaccia con l’emersione di una particolare tipologia di consumatore che vuol essere partecipe del progetto, del contesto e dell’ambiente in cui si crea il prodotto agricolo e non semplicemente uno spettatore passivo nel teatro del marketing. Accanto a questa agricoltura relazionale si sta sviluppando un movimento di cooperative sociali che curano l’inserimento lavorativo e/o il recupero terapeutico di soggetti socialmente deboli e svantaggiati attraverso il lavoro agricolo. L’agricoltura relazionale e l’agricoltura sociale non sono una novità, ma trovano le proprie radici nelle forme di solidarietà e nei valori di reciprocità, gratuità e mutuo-aiuto che caratterizzano da sempre le aree rurali.

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La scommessa del progetto “Scuola ambulante di Agricoltura Sostenibile” è di ripartire da questa memoria profonda, ancora presente nella coscienza collettiva, per ricostruire il senso di comunità e di identità territoriale, a partire da uno dei principali elementi distintivi come l’agrobiodiversità, frutto del lavoro, della fatica e della sapienza di generazioni di coltivatori. In questo modo, stabilendo un ponte tra passato e futuro. Per questo, particolare rilevanza ai fine della buona riuscita del progetto, assume l’attività di animazione prevista in 10 incontri da realizzare in Valtellina durante il periodo di EXPO 2015 perché questi momenti possono contribuire a far riemergere questa memoria profonda, stimolando una partecipazione attiva, oltre che dei giovani, anche da parte della popolazione adulta e anziana. Ne consegue che, dal punto di vista operativo, l’attività di animazione territoriale prevede l’organizzazione di una serie di incontri con:

  • associazioni giovanili impegnate nella valorizzazione del patrimonio gastronomico, alimentare ed ambientale agricolo

  • associazioni e consorzi di piccoli produttori di agro biodiversità operanti sul territorio

  • Pro Loco e gruppi che organizzano eventi identitari espressamente collegati alle produzioni agricole

  • sindaci ed assessori all’agricoltura dei comuni valtellinesi sensibili ai temi dell’agrobiodiversità, della dieta alpina e delle produzioni identitarie

  • rappresentanti delle associazioni agricole operanti sul territorio

4. Rendere effettivo il rapporto tra produzioni agricole e Terre Alte  – attraverso la produzione e il consumo di prodotti dell’agrobiodiversità locale, considerando anche l’elevato valore economico delle importazioni di prodotti agricoli ed agroalimentari. Una quota parte di questo deficit alimentare può senz’altro venire compensata e coperta da un aumento delle produzioni agricole locali a condizione che i prodotti si presentino con qualità superiori rispetto a quelli più convenzionali, incorporando cioè migliori proprietà nutraceutiche, sistemi di coltivazione naturali e di stoccaggio e distribuzione puntuali e ecosostenibili. Si tratta, detto in altro modo, di aumentare sia le quantità che le qualità delle produzioni agricole puntando più che su mercati di sbocco esterni sulla costruzione di filiere locali. Va sottolineato che oggi ha poco senso produrre se poi non vi è la capacità di promuovere, valorizzare e vendere il prodotto.

In questa prospettiva, il progetto “Scuola Ambulante di Agricoltura Sostenibile di Montagna” è anche uno strumento di comunicazione di un’agricoltura che ridiventa atto sociale e comunitario e di conseguenza si indirizza verso sistemi di mercato e canali distributivi alternativi a quello imperante della Grande distribuzione organizzata. L’organizzazione di una distribuzione alternativa – tramite, la “filiera corta” basata sul rapporto diretto tra produttore e consumatore, i GAS, i gruppi del commercio equo-solidale, il km 0, etc. – può cambiare la natura stessa del prodotto finale. La diversità e varietà dei sapori, la salubrità e la ricchezza vitaminica e minerale del frutto e dell’ortaggio, la sua freschezza e assenza di conservanti e residui chimici, ne fanno un bene che acquista anche sotto il profilo culturale un nuovo valore. Al tempo stesso, una distribuzione alternativa, riducendo i passaggi e le intermediazioni può consentire di superare il meccanismo perverso dei prezzi bassi in modo che il prezzo di vendita dei prodotti, oltre a coprire i costi di produzione, sia anche in grado di remunerare il lavoro degli agricoltori. A riguardo bisogna tenere presente che oggi per ogni euro speso dal consumatore, solo 15 centesimi arrivano nella tasche degli agricoltori, mentre il resto va agli operatori della trasformazione, della logistica e della distribuzione. Per assicurare agli agricoltori e al consumatore un prezzo conveniente occorre ridurre o eliminare le intermediazioni, offrendo prodotti agricoli al consumatore attraverso la vendita diretta (in loco e online), i GAS, gli agriturismo e la ristorazione del territorio.

Al momento manca l’integrazione tra produttori agricoli e le strutture di accoglienza turistica, per cui, mentre alberghi e ristoranti offrono menù standardizzati (spesso realizzati con prodotti della grande distribuzione e ristorazione industriale), le aziende agro-alimentari del territorio non hanno un vero mercato per i loro prodotti. Un rapporto più stretto tra gli operatori turistici e gli operatori delle filiere agro-alimentari creerebbe benefici per entrambi e per lo sviluppo dell’intero territorio. Per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di prodotti certificati sta partendo l’iniziativa “Valtellina in tavola” (link alla presentazione del progetto) che prevede la creazione di un portale di incontro tra domanda ed offerta di prodotti locali. 

La valorizzazione del territorio è un elemento fondamentale per il settore agricolo, ma anche per quello turistico e, in molte località e territori del nostro Paese, questi due settori stanno diventando sempre più contigui: il turismo è una delle risorse principali in termini di contributo al PIL, ma questa attività non sarebbe possibile senza un’adeguata cura del territorio in cui l’attività agricola gioca un ruolo fondamentale (le zone del Chianti o delle Langhe sono esempi emblematici di questo connubio). Questo può rappresentare il filo conduttore dello sviluppo agricolo locale e l’elemento catalizzatore di una evoluzione economica interessante tanto per il settore agricolo quanto per quello turistico. D’altra parte, importanti segnali di cambiamento arrivano dal mondo agricolo, dove il “prodotto” è sempre più solo una delle componenti che motivano il cliente all’acquisto e la capacità dei territori di organizzarsi per fare squadra e “vendere” anche gli elementi intangibili che li caratterizzano diventa fondamentale.

Oggi, quindi, salvare e valorizzare l’agrobiodiversità vegetale ancora presente sul territorio, significa salvare e valorizzare un patrimonio genetico, economico, sociale e culturale di straordinario valore, fatto di eredità contadine e artigiane non sempre scritte e codificate, ma ricche e complesse.

5. Promuovere forme e strumenti d’impresa adeguati ai tempi capaci di trasformare obiettivi individuali in opportunità condivise. Sullo sfondo del progetto “Scuola Ambulante di Agricoltura Sostenibile” vi sono strumenti come i contratti d’impresa o reti di imprese (come il progetto “potere allo sciame“) che si sono dimostrati compatibili con il mantenimento dell’autonomia imprenditoriale dei singoli produttori. L’obiettivo è quello di rendere possibile, attraverso aggregazioni successive e l’organizzazione dei produttori, lo sviluppo di mercati difficilmente raggiungibili dalla singola azienda sia per problemi di costi, che di organizzazione, che di quantità di prodotto disponibile. Le aggregazioni consentono oltremodo di affrontare problemi individuali in forma collettiva suddividendo e spalmando costi e vantaggi come quelli, ad esempio, derivati dalla certificazione della qualità in conformità con le regole europee in tema di produzione e trasformazione dei prodotti agroalimentari (tracciabilità, norme HACCP, etc.).

10361063_493695410731468_4550011424774631818_n6. Acquisire sistemi di certificazione dei prodotti dell’agrobiodiversità locale da un punto di vista nutrizionale potrà consentire di realizzare campagne di sensibilizzazione, informazione ed educazione in favore di una dieta alimentare e di uno stile di vita sani ed equilibrati in grado di contrastare quelli oggi prevalenti, caratterizzati da sedentarietà e malnutrizione (conseguente all’aumento del consumo di carne, grassi saturi, zuccheri raffinati), che stanno determinando un aumento di obesità (soprattutto tra i giovani), malattie cardiovascolari, ipercolesterolemia, ipertensione e diabete.



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