Il miglioramento genetico partecipativo è un tipo di miglioramento genetico capace di aumentare le produzioni agricole a livello delle singole aziende senza diminuire, anzi aumentando, l’agrobiodiversità. Questo tipo di miglioramento genetico sfrutta i vantaggi della selezione diretta nello stesso ambiente in cui la varietà verrà coltivata, incluse la coltivazione biologica o biodinamica, insieme alla partecipazione degli agricoltori (uomini e donne) in tutte le decisioni più importanti. Questo processo rimette gli agricoltori al centro delle attività che portano alla costituzione di nuove varietà e alla produzione del seme e differisce notevolmente dal miglioramento genetico  convenzionale che è invece condotto nelle stazioni di ricerca, senza alcuna partecipazione degli agricoltori, producendo varietà ideali per aumentare i profitti delle corporazioni sementiere transnazionali. Laddove è stato usato, il miglioramento genetico partecipativo ha avuto successo nell’aumentare le produzioni agricole e nel rispondere alle esigenze degli agricoltori negli ambienti marginali. I confronti economici effettuati tra programmi di miglioramento genetico convenzionali e partecipativi dimostrano che il rapporto tra benefici e costi è di quasi 4 volte maggiore nei programmi partecipativi. La maggiore differenza tra il miglioramento genetico partecipativo e quello convenzionale è che in quest’ultimo processo le priorità, gli obiettivi e le metodologie sono decisi da uno o più ricercatori senza nessuna partecipazione degli agricoltori, mentre nel primo le opinioni degli agricoltori e dei ricercatori hanno lo stesso peso” – Salvatore Ceccarelli, genetista

Il diagramma pubblicato fornisce una rappresentazione delle modalità di riproduzione e selezione genetica che caratterizza il sistema industriale attuale e quello proposto da Salvatore Ceccarelli.

E’ evidente che la circolarità del Miglioramento Genetico Partecipativo è consona ai cicli naturali ed essendo anche rispettosa delle competenze della comunità è una risposta molto efficace alle problematiche del cambiamento climatico.

da Leggere:

Risultato di 35 anni di ricerche ed esperienze sul campo, condotte insieme con i contadini e le contadine del Medio Oriente e del Corno d’Africa, per giungere a sostituire alle varietà imposte dalle multinazionali del seme, uniformi e incapaci di adattamento, i miscugli e le popolazioni vegetali custodite e selezionate direttamente dai coltivatori con la partecipazione collaborativa dei ricercatori.

Il passaggio dall’uniformità alla mescolanza offre la risposta più forte e convincente alla crescente erosione del patrimonio di biodiversità, e all’odierno modello dominante di agricoltura.