Chi punta sulla terra è ben consapevole di quattro grandi novità rispetto al secolo scorso.

Si torna a fare impresa in montagna e chi punta sulla terra è ben consapevole di quattro grandi novità rispetto al secolo scorso. Decisive.

La prima è legata al cambiamento climatico.

È innegabile che si stiano alzando le temperature medie e questo influisce profondamente sul cambiamento delle opportunità di coltivazione con uno scambio di opportunità “verso l’alto. Si è alzata fino a 800 metri la quota di coltivazione della vite. Fino a 600 l’olivo. A 700 le nocciole. Si arriva fino a 1.200 per le patate. E comunque, il mercato delle “tardizie” è cresciuto e non è una semplice nicchia. Climatologi ed agronomi sono costretti a lavorare sempre di più a stretto contatto. Anche con gli enologi, visto il miglioramento qualitativo dei “vini eroici”.


Secondo aspetto è quello della filiera.

Le nuove imprese non si limitano a produrre e a mettere il prodotto non lavorato sul mercato. Sanno che per fare reddito, per far vivere una o più famiglie, devono fare filiera, cioè trasformazione e vendita, non solo diretta. Prendiamo il latte. Se anche lo produco, in un’azienda di media montagna, in una stalla posta a 700 metri di altitudine nelle Alpi, finirò per venderlo a 40 centesimi di euro massimi. In Piemonte gran parte del latte (in particolare dopo l’abbandono del regime delle quote) finisce in un paio di polverizzatori a 35 centesimi. Se invece produco e trasformo, facendo burro e formaggio di montagna (ancora diverso da quello d’alpeggio, vero solo per tre mesi l’anno), aumento di gran lunga il valore del mio prodotto. E anche il guadagno. Sempre di più, nelle Alpi e negli Appennini, è così.


Terzo aspetto è quello del legame tra opportunità di imprese diverse.

A quella agricola si somma molto spesso una struttura turistica, collegata. Alberghi diffusi nei borghi (come quello in realizzazione in Val Codera) e agriturismi interessano sempre di più le aree montane. Unire i due fronti, aumenta reddito e permette anche di fare della positiva “agricoltura sociale” – agri-asili, ad esempio – di cui tanto la montagna ha bisogno, vista la continua perdita di servizi ai cittadini.


Ultimo fronte da toccare è quello relativo al legame tra pubblico e privato.

Nelle aree interne del Paese, il Comune diventa il luogo fondamentale per mettere in moto processi di sviluppo e facilitare la nascita di nuove imprese. Così deve essere. Nuove generazioni, under 35 che vogliono creare un’azienda agricola moderna e capace di stare sul mercato, devono vedere nelle istituzioni  un luogo amico e non un’interfaccia burocratica che mette paletti e fa fare troppa carta. I Comuni sono naturalmente i centri della crescita socio-economica del territorio montano. Spingono verso processi di innovazione, promuovono anche investimenti diretti da mettere a disposizione dei privati. Si pensi alle stalle. Un ente locale – in particolare un’Unione montana di Comuni – la può costruire. E mettere a disposizione di un privato che la usa tutto l’anno. Questo è un modello che migliora la gestione delle terre alte. Non solo legato alla presenza di animali negli alpeggi per tre mesi l’anno, bensì a una vivace stanziale organizzazione. Tutto l’anno. Che fa bene al territorio.


Articolo di Marco Bussone pubblicato su Città Nuova – cultura e informazione


Riferimenti

Giovani imprenditori in Agricoltura? di Luciano Consolati, esperto in PMI e imprenditorialità diffusa

Agricoltura, Agricolture, specializzazione e multifunzionalità di Alfonso Pascale

L’agricoltura di montagna va riscoperta e reinventata intervista a Patrizio Mazzucchelli di Raetia Biodiversità Alpina (SO)

Poco, buono e locale: la biodiversità salva l’agricoltura alpina intervista ad Anna Giorgi, direttrice dell’Università della Montagna di Edolo (BS)

Accesso alla terra nelle aree interne: tanti terreni, poca terra sul Blog della Scuola Ambulante

Associazione Fondiaria, strumento per la gestione del frazionamento fondiario nelle aree interne sul Blog della Scuola A,bulante

il futuro è degli AGRIGIANI: agricoltori colti e innovatori sul Blog di Punto.ponte